Benvenuti amici amanti dei libri in questa rubrica letteraria “Carthago d’Autore – L’intervista”. Protagonista di oggi è Caterina Belladonna, autrice del libro “Viaggiare in Sicilia – Fare, Conoscere, Sapere”. Un’opera che non si limita a raccontare semplicemente i luoghi dell’isola, ma che invita il lettore a immergersi in un’esperienza profonda, alla scoperta delle serrature nascoste che rivelano la bellezza e la cultura di una terra ricca di storia e tradizioni. Caterina, con il suo stile incisivo e poetico, riesce a tessere un racconto che coinvolge tutti i sensi, facendo risuonare le melodie dei mercati, l’aroma dei piatti tipici e la dolcezza dei ricordi. Con lei, speriamo di discutere non solo del libro, ma anche di come la Sicilia, con i suoi contrasti e la sua bellezza, possa essere un viaggio che ognuno di noi può intraprendere. Diamo quindi il benvenuto a Caterina Belladonna.
1. Puoi parlare del tuo rapporto personale con la Sicilia e di come questo si rifletta nel tuo libro? Ho un rapporto con la mia terra molto intenso e profondo. A dire il vero, pur non essendo di origini completamente autoctone, è proprio questa diversità che ci rende, penso come un po’ tutti, più cittadini del mondo di quanto crediamo. La nostra terra ha vissuto contaminazioni piuttosto che dominazioni, e questo ha fatto sì che la mescolanza di etnie diverse abbia scritto una storia molto particolare. Puoi trovare una ragazza dai tratti somatici mediterranei accanto a un’altra, nata nella stessa terra, con capelli rossi o biondo cenere e carnagione chiarissima. Sono profondamente permeata dalla nostra cultura pittoresca e, a tratti, teatrale, e mi sento un tutt’uno con una terra che esprime una straordinaria diversità di paesaggi… uno, nessuno, centomila…
2. Da questo tuo scritto si evince che hai affrontato molte sfide nella vita. In che modo queste esperienze di resilienza sono state importanti nel processo di scrittura e nella narrazione del libro? Ciascuno di noi vive il proprio viaggio personale nella vita, scrivendo la propria storia sia dentro che fuori di sé e manifestandola attraverso il comportamento quotidiano. Siamo tutti attori attivi e protagonisti della nostra esistenza. Ho scelto di condividere i miei racconti di coraggio e resilienza per trasmettere un messaggio di speranza e testimoniare che non è mai davvero l’ultimo giorno della nostra vita.
3. In che modo ritieni che la storia e la cultura siciliana siano riuscite a sopravvivere e a trasformarsi nel presente? La Sicilia mantiene saldi i suoi tratti distintivi: dalla gastronomia, intrisa di una bellezza intensa, al patrimonio architettonico che ha resistito a quasi tutte le intemperie. È vero che la modernizzazione, come in altre parti del mondo, ha lasciato una sua impronta globale, ma la tradizione resiste grazie al profondo legame personale di ognuno di noi con la propria terra, che continua a vivere nelle viscere… di sua madre… Trinacria.
4. La tua narrativa combina spesso elementi di cucina e descrizioni vivide. Come vedi il legame tra cucina e narrazione? La gastronomia, o meglio il cibo, rappresenta la nostra terza esperienza, che ci accompagna sin dal primo vagito. È legata al respiro, al contatto con le prime persone e al latte materno. Raccontare la gastronomia è come narrare la propria storia.
5. Qual è il messaggio principale che speri i lettori possano trarre dalla tua opera e come vorresti che si sentissero dopo averla letta? Trascorrere una vita insieme a se stessi, senza alcuna guida in un mondo che appare diseguale e poco impegnato, è un progetto che richiede la massima delicatezza. Condividere esperienze di vita al di là della propria offre opportunità di confronto e testimonianza, dimostrando che tutto è possibile… compresi i miracoli.
6. Puoi condividere qualche consiglio pratico per chi desidera viaggiare in Sicilia e che cosa non dovrebbe assolutamente perdere? Viaggiare in Sicilia è un incontro con la bellezza stessa della vita. Bastano un paio di scarpe comode, una mente serena e priva di pregiudizi, e la voglia di essere… ed esserci.
7. Come pensi che il viaggio, sia fisico che interiore, possa contribuire alla crescita personale di un individuo? Come già sottolineato in precedenza, l’errore che si ripete consiste nell’essere condizionati dall’indottrinamento e nel vivere senza manifestare la propria autenticità.
8. L’1 settembre 2024 ad Acireale sei andata in scena con il monologo di tua creazione “ Non sono il male”, nel farti i più sinceri complimenti per essere la portavoce delle donne ti chiedo; in che modo pensi che il tuo lavoro possa contribuire alla lotta per l’uguaglianza di genere e alla sensibilizzazione sui temi delle violenze domestiche e delle ingiustizie subite dalle donne? Lo spettacolo è il risultato di un intenso lavoro durato oltre un anno, frutto di studio e esperienza. Essere portavoce di un messaggio così importante è un dovere di tutti noi. Oltre al tema trattato, è fondamentale onorare noi stessi e gli altri esseri umani che ci accompagnano in questo viaggio.
9. Nel tuo monologo parli di donne “guerriere” e “sagge”. Come definisci il ruolo della donna nella società contemporanea rispetto a quello del passato? Alla domanda, ti rispondo con un invito a vederlo di persona.
10. Ti è mai venuto in mente di trasformare il tuo monologo “Non sono il male!” in un libro? Potresti così esplorare in modo più profondo le sfumature e le emozioni della tua storia. E perché non considerare la Carthago Edizioni per questa avventura? Il monologo sarà un romanzo già in fase di sviluppo. Si tratta di un progetto dalle molteplici sfaccettature, poliedrico come la sua mamma.
Grazie, Caterina Belladonna, per aver condiviso con noi le tue riflessioni e la tua passione per la Sicilia. Ci auguriamo che i lettori possano trarre dalla tua esperienza l’ispirazione necessaria per intraprendere i loro viaggi, sia fisici che interiori. Grazie per averci seguito in questa puntata di “Carthago d’Autore – L’intervista”. Alla prossima!
“Carthago d’Autore – L’intervista” con l’Autrice Caterina Belladonna
Benvenuti amici amanti dei libri in questa rubrica letteraria “Carthago d’Autore – L’intervista”. Protagonista di oggi è Caterina Belladonna, autrice del libro “Viaggiare in Sicilia – Fare, Conoscere, Sapere”. Un’opera che non si limita a raccontare semplicemente i luoghi dell’isola, ma che invita il lettore a immergersi in un’esperienza profonda, alla scoperta delle serrature nascoste che rivelano la bellezza e la cultura di una terra ricca di storia e tradizioni. Caterina, con il suo stile incisivo e poetico, riesce a tessere un racconto che coinvolge tutti i sensi, facendo risuonare le melodie dei mercati, l’aroma dei piatti tipici e la dolcezza dei ricordi. Con lei, speriamo di discutere non solo del libro, ma anche di come la Sicilia, con i suoi contrasti e la sua bellezza, possa essere un viaggio che ognuno di noi può intraprendere. Diamo quindi il benvenuto a Caterina Belladonna.
1. Puoi parlare del tuo rapporto personale con la Sicilia e di come questo si rifletta nel tuo libro?
Ho un rapporto con la mia terra molto intenso e profondo. A dire il vero, pur non essendo di origini completamente autoctone, è proprio questa diversità che ci rende, penso come un po’ tutti, più cittadini del mondo di quanto crediamo. La nostra terra ha vissuto contaminazioni piuttosto che dominazioni, e questo ha fatto sì che la mescolanza di etnie diverse abbia scritto una storia molto particolare. Puoi trovare una ragazza dai tratti somatici mediterranei accanto a un’altra, nata nella stessa terra, con capelli rossi o biondo cenere e carnagione chiarissima. Sono profondamente permeata dalla nostra cultura pittoresca e, a tratti, teatrale, e mi sento un tutt’uno con una terra che esprime una straordinaria diversità di paesaggi… uno, nessuno, centomila…
2. Da questo tuo scritto si evince che hai affrontato molte sfide nella vita. In che modo queste esperienze di resilienza sono state importanti nel processo di scrittura e nella narrazione del libro?
Ciascuno di noi vive il proprio viaggio personale nella vita, scrivendo la propria storia sia dentro che fuori di sé e manifestandola attraverso il comportamento quotidiano. Siamo tutti attori attivi e protagonisti della nostra esistenza. Ho scelto di condividere i miei racconti di coraggio e resilienza per trasmettere un messaggio di speranza e testimoniare che non è mai davvero l’ultimo giorno della nostra vita.
3. In che modo ritieni che la storia e la cultura siciliana siano riuscite a sopravvivere e a trasformarsi nel presente?
La Sicilia mantiene saldi i suoi tratti distintivi: dalla gastronomia, intrisa di una bellezza intensa, al patrimonio architettonico che ha resistito a quasi tutte le intemperie. È vero che la modernizzazione, come in altre parti del mondo, ha lasciato una sua impronta globale, ma la tradizione resiste grazie al profondo legame personale di ognuno di noi con la propria terra, che continua a vivere nelle viscere… di sua madre… Trinacria.
4. La tua narrativa combina spesso elementi di cucina e descrizioni vivide. Come vedi il legame tra cucina e narrazione?
La gastronomia, o meglio il cibo, rappresenta la nostra terza esperienza, che ci accompagna sin dal primo vagito. È legata al respiro, al contatto con le prime persone e al latte materno. Raccontare la gastronomia è come narrare la propria storia.
5. Qual è il messaggio principale che speri i lettori possano trarre dalla tua opera e come vorresti che si sentissero dopo averla letta?
Trascorrere una vita insieme a se stessi, senza alcuna guida in un mondo che appare diseguale e poco impegnato, è un progetto che richiede la massima delicatezza. Condividere esperienze di vita al di là della propria offre opportunità di confronto e testimonianza, dimostrando che tutto è possibile… compresi i miracoli.
6. Puoi condividere qualche consiglio pratico per chi desidera viaggiare in Sicilia e che cosa non dovrebbe assolutamente perdere?
Viaggiare in Sicilia è un incontro con la bellezza stessa della vita. Bastano un paio di scarpe comode, una mente serena e priva di pregiudizi, e la voglia di essere… ed esserci.
7. Come pensi che il viaggio, sia fisico che interiore, possa contribuire alla crescita personale di un individuo?
Come già sottolineato in precedenza, l’errore che si ripete consiste nell’essere condizionati dall’indottrinamento e nel vivere senza manifestare la propria autenticità.
8. L’1 settembre 2024 ad Acireale sei andata in scena con il monologo di tua creazione “ Non sono il male”, nel farti i più sinceri complimenti per essere la portavoce delle donne ti chiedo; in che modo pensi che il tuo lavoro possa contribuire alla lotta per l’uguaglianza di genere e alla sensibilizzazione sui temi delle violenze domestiche e delle ingiustizie subite dalle donne?
Lo spettacolo è il risultato di un intenso lavoro durato oltre un anno, frutto di studio e esperienza. Essere portavoce di un messaggio così importante è un dovere di tutti noi. Oltre al tema trattato, è fondamentale onorare noi stessi e gli altri esseri umani che ci accompagnano in questo viaggio.
9. Nel tuo monologo parli di donne “guerriere” e “sagge”. Come definisci il ruolo della donna nella società contemporanea rispetto a quello del passato?
Alla domanda, ti rispondo con un invito a vederlo di persona.
10. Ti è mai venuto in mente di trasformare il tuo monologo “Non sono il male!” in un libro? Potresti così esplorare in modo più profondo le sfumature e le emozioni della tua storia. E perché non considerare la Carthago Edizioni per questa avventura?
Il monologo sarà un romanzo già in fase di sviluppo. Si tratta di un progetto dalle molteplici sfaccettature, poliedrico come la sua mamma.
Grazie, Caterina Belladonna, per aver condiviso con noi le tue riflessioni e la tua passione per la Sicilia. Ci auguriamo che i lettori possano trarre dalla tua esperienza l’ispirazione necessaria per intraprendere i loro viaggi, sia fisici che interiori. Grazie per averci seguito in questa puntata di “Carthago d’Autore – L’intervista”. Alla prossima!
A cura di Fiorella Di Mauro
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