Carthago Edizioni ha intervistato l’autrice Clara Artale – giornalista, docente e archeologa – che ha recentemente pubblicato il libro “Cronache di donne, da Pandora al pandoro – Appunti sparsi sul senso di colpa (dolci inclusi)”.
1. Salve Clara, il 21 settembre 2024 abbiamo presentato ad Avola il tuo libro. Com’è stato trovarti in mezzo a tante persone e come è stato affrontare l’emozione di parlare della tua creatura? Salve e grazie per l’intervista. Il giorno della presentazione ero talmente tanto agitata che mi è sembrato di galleggiare in una bolla, ricolma di affetto e amore. Ho avuto il piacere e l’onore di avere accanto la mia famiglia, due strepitose relatrici, Margherita Guglielmino (responsabile editoriale Carthago Edizioni) e Giuseppe Pennisi (amministratore Carthago Edizioni). A loro è andato il mio ringraziamento per avermi proposto di scrivere e per avermi invogliato e spinto silenziosamente verso la pubblicazione. Come scrivo nel testo, soffro di una malattia: il blocco della pubblicazione. È stato difficile per me affidare alla stampa, anteponendo la parola fine, il mio testo. Non so se con questo libro sono guarita (non nascondo che il giorno della presentazione ho chiesto a Giuseppe se fossi ancora in tempo per tirarmi indietro, ma la risposta è stata “no”. E siamo qui…). Parlare del testo è stato anche divertente: ho presentato in fondo una parte della mia anima.
2. Cosa ti ha ispirato la scrittura del libro? Ho scritto il mio libro sia per le donne che per gli uomini. Nel testo ho fatto un grande utilizzo di parentesi, in cui ho inserito una parte colloquiale, diretta soprattutto alle donne ma pensata e progettata anche per la lettura maschile. Questo espediente e l’ironia spariscono quando ci si avvicina agli ultimi due capitoli, “F di femminicidio” e “Senza fine”. Qui probabilmente parlo soprattutto agli uomini e do la mia personale versione dei fatti: l’amore finisce come ogni altra cosa, si può amare per sempre una persona ma mai trattenerla per sempre. Mi ha ispirato la riflessione sulla condizione della donna, che ancora fatica a imporsi come figura libera, slegata dalle convenzioni, dai vecchi dettami della società, dai pregiudizi in generale. Per secoli alle donne è stato preparato un cantuccio, in cui occuparsi solo delle questioni familiari; adesso gli eventi sono cambiati e sono in evoluzione, ma mi chiedo se la società è veramente pronta ad accettare le nostre “rivoluzioni”.
3. Raccontaci come è nato il libro. La parte embrionale – come ho scritto nella nota dell’autrice – è stata istintiva, necessaria quasi; l’idea di scrivere di donne è arrivata quando non ci pensavo ed ero in attesa di andare al mare. Mentre mi preparavo ad andare altrove qualcosa ha bussato alla mia porta. Nel testo ci sono delle parti in cui mi sono documentata, ho studiato insomma, ma non mi sono mai forzata, ho seguito sempre il flusso.
4. La prima donna-danno della storia è Pandora. È per questo che la nomini e rinomini? Come ho scritto nel libro adoro i giochi di parole e le assonanze, ma non donna-danno. Ma sì, il suo “mitico” operato è stato largamente e capillarmente descritto da autori notoriamente misogini, oltre che abbastanza “antichi”, e per questo è diventata l’esempio a cui rifarsi in un discorso incentrato sulle responsabilità e i sensi di colpa. Tutto il male sulla terra è causato da Pandora che spinta dalla curiosità scoperchia un vaso, contravvenendo all’ordine di Zeus che le aveva imposto di non aprirlo e di stare ferma con le mani. C’è spazio anche per parlare delle colpe di Elena di Troia, che al seguito dell’amante Paride viene considerata l’unica causa della guerra, scordandoci per un attimo che ai re greci interessava soprattutto il potere. E c’è tempo anche per parlare di Eva, mandante della famosa questione della raccolta proibita della mela.
5. Cosa ci dici del doppio senso e del riferimento al Pandoro? Il doppio senso – nel caso specifico Pandora e pandoro (nella sinossi specifico che non c’entrano nulla i fatti social, che il titolo era già stato deciso prima. Ho voluto semplicemente giocare con l’assonanza con Pandora e il riferimento al peccato di gola) – è legato all’ironia, per me per lo meno è così. Attiene alla sfera dell’oltre. Il doppio senso in qualche modo impone anche il senso della via di mezzo: dove sono io, qual è il senso che ho colto e voglio trasmettere?
6. Cos’è per te il senso di colpa e come ne parli nel testo? Io sono completamente sovrastata dal senso di colpa, credo da sempre. Attraverso i commenti di molte donne che hanno già letto il libro ho potuto avere conferma del fatto che è una costante della mente femminile. Ci sentiamo in colpa quando diciamo no, quando voliamo verso la parte più libera di noi stesse. Le donne che nel passato soprattutto si sono ribellate e hanno cambiato rotta spesso sono state criticate, additate. Mi chiedo nel testo senza prendermi troppo sul serio se è nato prima il senso di colpa femminile o la sensazione che la colpa sia delle donne. Pandora, Elena ed Eva sono le tre donne a cui mi rifaccio in questo discorso tutto incentrato e costruito sulle responsabilità.
7. Cos’è il femminismo per te? Il femminismo per me è un movimento fluido e in cammino come lo siamo noi donne. Credo che abbia subito nel passato dei forti pregiudizi e delle connotazioni negative e credo che ciò non riguardi solo il passato. Secondo me è un movimento al femminile che riguarda donne e uomini; sicuramente non basta essere donne per essere femministe. Quando tutte ci sentiremo al pari degli uomini saremo sicure di noi stesse e inizieremo la scalata verso la consapevolezza di noi stesse.
8. Come descriveresti la modalità di scrittura in questa opera? A metà, che è un concetto che mi rappresenta: spesso mi sento incastrata tra un sì e un no, tra un vado e un resto. Il titolo denota questa immobilità: da una parte cronaca quindi il racconto temporale, storico e documentato, dall’altra parte appunti quindi una forma in potenza, abbozzata, ruvida, acerba. E lì in mezzo ci sono io, tesa e in attesa di acchiappare fonti vere e pensieri miei, intenta a trascrivere l’Antico e ad appuntare frasi.
9. Scriverai ancora, possiamo darti per guarita dal blocco della pubblicazione? Sicuramente scriverò, sul fatto di pubblicare mi do il beneficio del dubbio (scherzo, spero). Come narro nel testo scrivo da sempre, da quando ne ho memoria, ma soffro la pubblicazione: non so se per pudicizia, paura o altro. Tornando seri, sto lavorando a una raccolta di poesie, alla revisione di un romanzo scritto qualche anno fa e a un progetto che mi terrà felice e impegnata per un po’ di tempo…
10. Ci lasciamo con una domanda che sappiamo rivolgi a tutte le persone che per lavoro intervisti: cosa volevi fare da bambina? Bella domanda. Volevo fare tante cose e tante cose ho fatto e sto facendo. Il primo sogno è stato quello di fare la ballerina classica, girare il mondo e danzare nelle piazze più belle. Il secondo penso sia stato fare la maestra. Il terzo è stato diventare una scrittrice, il quarto e ultimo che ricordo è stato fare l’archeologa. Possiamo dire che ho praticato quasi tutte queste professioni, anche se grazie a Dio ho danzato solo fino a 8 anni. Ora che ci penso non ho mai ballato in una piazza: devo subito rimediare…
Grazie per le domande, grazie agli editori. In ultimo, grazie alla editor e al grafico che credo di aver stressato abbastanza nonostante i loro educatissimi “ma no, figurati!”.
“Carthago d’Autore – L’intervista” con l’Autrice Clara Artale
Carthago Edizioni ha intervistato l’autrice Clara Artale – giornalista, docente e archeologa – che ha recentemente pubblicato il libro “Cronache di donne, da Pandora al pandoro – Appunti sparsi sul senso di colpa (dolci inclusi)”.
1. Salve Clara, il 21 settembre 2024 abbiamo presentato ad Avola il tuo libro. Com’è stato trovarti in mezzo a tante persone e come è stato affrontare l’emozione di parlare della tua creatura?
Salve e grazie per l’intervista. Il giorno della presentazione ero talmente tanto agitata che mi è sembrato di galleggiare in una bolla, ricolma di affetto e amore. Ho avuto il piacere e l’onore di avere accanto la mia famiglia, due strepitose relatrici, Margherita Guglielmino (responsabile editoriale Carthago Edizioni) e Giuseppe Pennisi (amministratore Carthago Edizioni). A loro è andato il mio ringraziamento per avermi proposto di scrivere e per avermi invogliato e spinto silenziosamente verso la pubblicazione. Come scrivo nel testo, soffro di una malattia: il blocco della pubblicazione. È stato difficile per me affidare alla stampa, anteponendo la parola fine, il mio testo. Non so se con questo libro sono guarita (non nascondo che il giorno della presentazione ho chiesto a Giuseppe se fossi ancora in tempo per tirarmi indietro, ma la risposta è stata “no”. E siamo qui…). Parlare del testo è stato anche divertente: ho presentato in fondo una parte della mia anima.
2. Cosa ti ha ispirato la scrittura del libro?
Ho scritto il mio libro sia per le donne che per gli uomini. Nel testo ho fatto un grande utilizzo di parentesi, in cui ho inserito una parte colloquiale, diretta soprattutto alle donne ma pensata e progettata anche per la lettura maschile. Questo espediente e l’ironia spariscono quando ci si avvicina agli ultimi due capitoli, “F di femminicidio” e “Senza fine”. Qui probabilmente parlo soprattutto agli uomini e do la mia personale versione dei fatti: l’amore finisce come ogni altra cosa, si può amare per sempre una persona ma mai trattenerla per sempre. Mi ha ispirato la riflessione sulla condizione della donna, che ancora fatica a imporsi come figura libera, slegata dalle convenzioni, dai vecchi dettami della società, dai pregiudizi in generale. Per secoli alle donne è stato preparato un cantuccio, in cui occuparsi solo delle questioni familiari; adesso gli eventi sono cambiati e sono in evoluzione, ma mi chiedo se la società è veramente pronta ad accettare le nostre “rivoluzioni”.
3. Raccontaci come è nato il libro.
La parte embrionale – come ho scritto nella nota dell’autrice – è stata istintiva, necessaria quasi; l’idea di scrivere di donne è arrivata quando non ci pensavo ed ero in attesa di andare al mare. Mentre mi preparavo ad andare altrove qualcosa ha bussato alla mia porta. Nel testo ci sono delle parti in cui mi sono documentata, ho studiato insomma, ma non mi sono mai forzata, ho seguito sempre il flusso.
4. La prima donna-danno della storia è Pandora. È per questo che la nomini e rinomini?
Come ho scritto nel libro adoro i giochi di parole e le assonanze, ma non donna-danno. Ma sì, il suo “mitico” operato è stato largamente e capillarmente descritto da autori notoriamente misogini, oltre che abbastanza “antichi”, e per questo è diventata l’esempio a cui rifarsi in un discorso incentrato sulle responsabilità e i sensi di colpa. Tutto il male sulla terra è causato da Pandora che spinta dalla curiosità scoperchia un vaso, contravvenendo all’ordine di Zeus che le aveva imposto di non aprirlo e di stare ferma con le mani. C’è spazio anche per parlare delle colpe di Elena di Troia, che al seguito dell’amante Paride viene considerata l’unica causa della guerra, scordandoci per un attimo che ai re greci interessava soprattutto il potere. E c’è tempo anche per parlare di Eva, mandante della famosa questione della raccolta proibita della mela.
5. Cosa ci dici del doppio senso e del riferimento al Pandoro?
Il doppio senso – nel caso specifico Pandora e pandoro (nella sinossi specifico che non c’entrano nulla i fatti social, che il titolo era già stato deciso prima. Ho voluto semplicemente giocare con l’assonanza con Pandora e il riferimento al peccato di gola) – è legato all’ironia, per me per lo meno è così. Attiene alla sfera dell’oltre. Il doppio senso in qualche modo impone anche il senso della via di mezzo: dove sono io, qual è il senso che ho colto e voglio trasmettere?
6. Cos’è per te il senso di colpa e come ne parli nel testo?
Io sono completamente sovrastata dal senso di colpa, credo da sempre. Attraverso i commenti di molte donne che hanno già letto il libro ho potuto avere conferma del fatto che è una costante della mente femminile. Ci sentiamo in colpa quando diciamo no, quando voliamo verso la parte più libera di noi stesse. Le donne che nel passato soprattutto si sono ribellate e hanno cambiato rotta spesso sono state criticate, additate. Mi chiedo nel testo senza prendermi troppo sul serio se è nato prima il senso di colpa femminile o la sensazione che la colpa sia delle donne. Pandora, Elena ed Eva sono le tre donne a cui mi rifaccio in questo discorso tutto incentrato e costruito sulle responsabilità.
7. Cos’è il femminismo per te?
Il femminismo per me è un movimento fluido e in cammino come lo siamo noi donne. Credo che abbia subito nel passato dei forti pregiudizi e delle connotazioni negative e credo che ciò non riguardi solo il passato. Secondo me è un movimento al femminile che riguarda donne e uomini; sicuramente non basta essere donne per essere femministe. Quando tutte ci sentiremo al pari degli uomini saremo sicure di noi stesse e inizieremo la scalata verso la consapevolezza di noi stesse.
8. Come descriveresti la modalità di scrittura in questa opera?
A metà, che è un concetto che mi rappresenta: spesso mi sento incastrata tra un sì e un no, tra un vado e un resto. Il titolo denota questa immobilità: da una parte cronaca quindi il racconto temporale, storico e documentato, dall’altra parte appunti quindi una forma in potenza, abbozzata, ruvida, acerba. E lì in mezzo ci sono io, tesa e in attesa di acchiappare fonti vere e pensieri miei, intenta a trascrivere l’Antico e ad appuntare frasi.
9. Scriverai ancora, possiamo darti per guarita dal blocco della pubblicazione?
Sicuramente scriverò, sul fatto di pubblicare mi do il beneficio del dubbio (scherzo, spero). Come narro nel testo scrivo da sempre, da quando ne ho memoria, ma soffro la pubblicazione: non so se per pudicizia, paura o altro. Tornando seri, sto lavorando a una raccolta di poesie, alla revisione di un romanzo scritto qualche anno fa e a un progetto che mi terrà felice e impegnata per un po’ di tempo…
10. Ci lasciamo con una domanda che sappiamo rivolgi a tutte le persone che per lavoro intervisti: cosa volevi fare da bambina?
Bella domanda. Volevo fare tante cose e tante cose ho fatto e sto facendo. Il primo sogno è stato quello di fare la ballerina classica, girare il mondo e danzare nelle piazze più belle. Il secondo penso sia stato fare la maestra. Il terzo è stato diventare una scrittrice, il quarto e ultimo che ricordo è stato fare l’archeologa. Possiamo dire che ho praticato quasi tutte queste professioni, anche se grazie a Dio ho danzato solo fino a 8 anni. Ora che ci penso non ho mai ballato in una piazza: devo subito rimediare…
Grazie per le domande, grazie agli editori. In ultimo, grazie alla editor e al grafico che credo di aver stressato abbastanza nonostante i loro educatissimi “ma no, figurati!”.
Scopri il libro di Clara Artale Cronaca di donne, da Pandora al pandoro – Appunti sparsi sul senso di colpa (dolci inclusi).