Leggendo la composizione poetica in prosa di Pennisi si resta d’acchito disorientati, in quale regione sconosciuta ci vuole portare? Anche quando leggiamo qualcosa che ci disorienta restiamo individui, cioè esseri indivisibili che, per paradosso, l’ennesimo, si dividono di continuo. Non è stato così anche per l’atomo, immaginato e pensato come indivisibile e poi trovato il trucco d’accesso (i neutroni lenti di Fermi) trasformato in fonte d’energia inesauribile? Ah sì, le scorie radioattive… Ecco che ogni processo di divisione, che sia l’individuo o l’atomo, porta ad esplosioni d’energia divina ma genera rifiuti tossici che non si sa bene poi dove nascondere. Pennisi è attratto dalla ricerca della Verità, non gli fa difetto in questo caso la fantasia: la verità c’è – sembra dire – e Io ve la mostrerò. E come accade nei gialli di qualità la verità era stata sempre sotto i nostri occhi e noi non l’avevamo vista! Così, con parole ispirate, Pennisi si è incamminato sul sentiero della Verità che ha trovato nel bel mezzo della Croce, al suo incrocio tra asse verticale e orizzontale, quella che ogni domenica osserviamo in chiesa e che siamo abituati a pensare come espressione massima del sacrificio!
Pennisi, al contrario, ci dice che il punto d’intersezione della croce è l’espressione massima del desiderio. Il desiderio è un sacrificio sublimato, è la gioia di scoprire nuovi sentieri che ci obbligano a un sacrificio voluto e non forzato.
De-sidera dice l’etimologa della parola, cioè il percorrere sentieri ancora non tracciati dagli astri che di sentieri noti ne hanno determinati a iosa nell’arco dell’evoluzione umana su questa terra. Comunque coraggio! In questo scoprire nuovi sentieri non siamo abbandonati a noi stessi, perché facendo nostra la considerazione di Heidegger che esistere proviene da ex-sistere, che significa essere fuori dal luogo di provenienza, e quindi essere in esilio su questa terra; perché noi siamo frammenti di divinità – ci dice Heidegger – che si sono sparsi nell’universo e sono approdati, casualmente, su questo pianeta a cui abbiamo dato il nome di Gaia.
Il libro di Pennisi è un richiamo ispirato a tutto questo, forse espresso in maniera inconscia, ma terribilmente vera per chi ha occhi per vedere oltre il velo di Maya. Giuseppe ci prende per mano e ci porta in sentieri sconosciuti al di là del cielo di Urano, in quell’Iperuranio tanto caro a Platone dove ha collocato le idee eterne e incorruttibili.
Amore, Dovere, Memoria ecco un’altra Santissima Trinità da tener presente nello scritto del Pennisi, per dire che c’è un’unità che trascende le tre definizioni come a dire che cercare l’Amore è un nostro Dovere, tenendo presente la Memoria che ci ricorda la nostra origine divina. E in effetti in Pennisi la ricerca dell’Amore è una costante che permea il suo scritto, e partendo sempre dall’Iperuranio lui riporta l’Amore verso lidi più umani: una donna in carne e ossa che sappia essere compagna di vita. Come dice il Pennisi: trovare una compagna che sa esserci e questo per non continuare a morire per cambiare. Umano.
Forse troppo Umano come direbbe Nietzsche. Chissà! Ma è anche per questo che vogliamo bene a Giuseppe Pennisi.
Per concludere: il tuo è uno scritto alto, ispirato, con parole che cullano la nostra immaginazione. Un libro difficile e non alla portata di tutti, ma credo che questo tu lo sappia, perché sai scrivere solo così, diversamente non scriveresti affatto.
Commento a La vicenda di Sarabax – La leggenda ha inizio
Leggendo la composizione poetica in prosa di Pennisi si resta d’acchito disorientati, in quale regione sconosciuta ci vuole portare? Anche quando leggiamo qualcosa che ci disorienta restiamo individui, cioè esseri indivisibili che, per paradosso, l’ennesimo, si dividono di continuo. Non è stato così anche per l’atomo, immaginato e pensato come indivisibile e poi trovato il trucco d’accesso (i neutroni lenti di Fermi) trasformato in fonte d’energia inesauribile? Ah sì, le scorie radioattive… Ecco che ogni processo di divisione, che sia l’individuo o l’atomo, porta ad esplosioni d’energia divina ma genera rifiuti tossici che non si sa bene poi dove nascondere. Pennisi è attratto dalla ricerca della Verità, non gli fa difetto in questo caso la fantasia: la verità c’è – sembra dire – e Io ve la mostrerò. E come accade nei gialli di qualità la verità era stata sempre sotto i nostri occhi e noi non l’avevamo vista! Così, con parole ispirate, Pennisi si è incamminato sul sentiero della Verità che ha trovato nel bel mezzo della Croce, al suo incrocio tra asse verticale e orizzontale, quella che ogni domenica osserviamo in chiesa e che siamo abituati a pensare come espressione massima del sacrificio!
De-sidera dice l’etimologa della parola, cioè il percorrere sentieri ancora non tracciati dagli astri che di sentieri noti ne hanno determinati a iosa nell’arco dell’evoluzione umana su questa terra. Comunque coraggio! In questo scoprire nuovi sentieri non siamo abbandonati a noi stessi, perché facendo nostra la considerazione di Heidegger che esistere proviene da ex-sistere, che significa essere fuori dal luogo di provenienza, e quindi essere in esilio su questa terra; perché noi siamo frammenti di divinità – ci dice Heidegger – che si sono sparsi nell’universo e sono approdati, casualmente, su questo pianeta a cui abbiamo dato il nome di Gaia.
Il libro di Pennisi è un richiamo ispirato a tutto questo, forse espresso in maniera inconscia, ma terribilmente vera per chi ha occhi per vedere oltre il velo di Maya. Giuseppe ci prende per mano e ci porta in sentieri sconosciuti al di là del cielo di Urano, in quell’Iperuranio tanto caro a Platone dove ha collocato le idee eterne e incorruttibili.
Amore, Dovere, Memoria ecco un’altra Santissima Trinità da tener presente nello scritto del Pennisi, per dire che c’è un’unità che trascende le tre definizioni come a dire che cercare l’Amore è un nostro Dovere, tenendo presente la Memoria che ci ricorda la nostra origine divina. E in effetti in Pennisi la ricerca dell’Amore è una costante che permea il suo scritto, e partendo sempre dall’Iperuranio lui riporta l’Amore verso lidi più umani: una donna in carne e ossa che sappia essere compagna di vita. Come dice il Pennisi: trovare una compagna che sa esserci e questo per non continuare a morire per cambiare. Umano.
Forse troppo Umano come direbbe Nietzsche. Chissà! Ma è anche per questo che vogliamo bene a Giuseppe Pennisi.
Per concludere: il tuo è uno scritto alto, ispirato, con parole che cullano la nostra immaginazione. Un libro difficile e non alla portata di tutti, ma credo che questo tu lo sappia, perché sai scrivere solo così, diversamente non scriveresti affatto.
Con amicizia
Dr. Claudio Frasconi
Roma
Scopri il libro di Giuseppe Pennisi La vicenda di Sarabax – La leggenda ha inizio.