Nella seconda metà del Settecento molte facoltose famiglie dell’entroterra ionico-etneo, incoraggiate da un trend economico favorevole, si spostarono nella marina di Mascali (Riposto) potenziando quest’area costiera già forte di rilevanti capacità produttive e naturale sbocco verso i mercati esteri delle derrate prodotte nei paesi pedemontani.
Iniziò l’ascesa dei Fiamingo, gabelloti di Macchia di Giarre, dei Pasini, commercianti di Riomaggiore (La Spezia); dei Fragalà, possidenti di Trecastagni; dei De Salvo, provenienti da Gaggi; dei Foti e dei Leva, nativi di Messina; dei Grasso, autoctoni di Torre Archirafi ecc.
Essi costruirono una rete commerciale che consentiva di acquistare, vendere e trasportare mercanzie da un porto all’altro del Mediterraneo, avvalendosi di un’ organizzazione composta da loro dipendenti. Quasi tutto l’Ottocento vide prosperare questa ridente plaga.
I tragici avvenimenti delle due guerre mondiali, la crisi che ne seguì, il mantenimento della vita lussuosa delle famiglie non più ricche, la scarsa disponibilità di liquidità finanziaria determinò l’indebitamento dei commercianti ripostesi i quali furono costretti ad accettare prestiti ad usura, che provocarono il tracollo dell’economia cittadina.
Tramontava così quel “microcosmo mercantile” che tanto lustro aveva dato alla città degli “oltre cento bastimenti a vela”.
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