Dall’Unità d’Italia, il Meridione viene considerato luogo d’inciviltà. E in questo volume, analizzando gli innovativi meccanismi di Comunicazione allora utilizzati, si spiega come, nonostante l’evidenza delle pupiate di Garibaldi, sia potuto nascere un catechismo scolastico forgiato sullo storytelling dei giornali savoiardi.
Analizzando poi le radici dell’odio antimeridionale, si giunge a sorprendenti risultati: dalla mafia esistente fin dalla metà del Seicento in Lombardia alla saldatura, nella Marsala “britannica” dello sbarco dei Mille, di sette, fratellanze per la diffusione di idee carbonare e cosche protomafiose. E al centro di tutto, la costruzione del mito di Garibaldi da parte di Alessandro Dumas, ma anche la grande rilevanza della Chanson de geste nell’esaltazione delle camicie rosse.
E poi l’orrore delle teorie lombrosiane, la disillusione per quel condottiero che con il suo muto Obbedisco in Aspromonte si era rivelato pupo, e considerazioni su quel risparmio cognitivo che ha impedito e impedisce alla gente del Sud di ribellarsi.
Ci sono poi Tante altre storie all’ombra di quell’Etna che pare un tendone da circo: matti che dai bus rivelano scomode verità, come quella dello spaccio mutato in ammortizzatore sociale, camei su personaggi come Franco Battiato, Santi che sono Nessuno e film sull’arte d’arrangiarsi. E ancora la comunione tra feste popolari, tecnologia e migranti. E racconti: di miti e di leggende, di celebri generali britannici pronti a salvare la Bellezza con l’astuzia, d’uomini enormemente grassi e pesanti, d’altri talmente leggeri da librarsi in volo come uccelli e altri ancora che, ciechi, si mutano in montagne. E vicende di terribili jettatori, di curiosi linguaggi, di arancinə, di matriarche e di rapimenti di gelatai. Di bimbi affamati e allegri.
E a tingere tutto d’umanità, l’ineffabile liscia che muove al sorriso.
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